“Dalle montagne sovrastanti il ghiacciaio Kangshung, guardando verso sud-est, avevamo osservato la cresta che sale verso la vetta dell’Everest. Tale cresta sembrava offrire una via molto più facile per superare la piramide terminale che l’altra attraverso le placche infide della parete nord. Ma esisteva forse un modo per raggiungere il Colle Sud? Avevamo ben visto che il lato est di questo colle era inaccessibile: in quanto al lato ovest esso restava ancora del tutto sconosciuto.” ERIC SHIPTON
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“Per me l’abilità alpinistica è solo il mezzo per raggiungere uno scopo, poiché le montagne non possono mai rivelarsi senza riserve a coloro che non le abbiano scalate, che non abbiano sfidato le loro più gravi difficoltà, percorso le vie più segrete, rischiato di persona.”
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Nel maggio 1956, gli scalatori svizzeri Ernst Schmied e Jürg Marmet e successivamente Dölf Reist e Hans Ruedi von Gunten raggiunsero la vetta del monte Everest, il più alto punto della Terra, a quota 8.848 metri.
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“Fin dai tempi remoti l’uomo vedeva, nell’alto mondo di crode, nevi, acque, boschi e burroni, vagare spiriti maligni e benigni, dotati di forze soprannaturali, ai quali attribuiva spesso le sorti della sua vita terrena. Nacquero cos superstizioni e credenze.”
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“Nella repulsione ribelle delle superfici ghiacciate, nell’agguato molteplice dei nevai sfuggenti, nell’incognita mutabilità dell’atmosfera delle altezze, nell’angoscia cupa delle rocce viscide o friabili, il pericolo regna dovunque nella montagna. Molti uomini tuttavia lo affrontarono, lo combatterono e spesso lo vinsero in lotte altrettanto varie e multiformi. Nella loro intimità esse restarono quasi incomunicabili, ma vi fu chi vinse dove altri cedettero, chi osò dove altri non pensarono mai di osare, chi si ostinò con la forza e chi giocò d’astuzia.”
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“In quel giorno perfetto, che non doveva più ripetersi, il Duca degli Abruzzi deve aver goduto di uno spettacolo indimenticabile. Aveva sott’occhio le vette del Broad Peak e, per la prima volta, tutte e quattro le cime dei Gasherbrum, sporgenti sopra i contrafforti orientali del Baltoro e la propaggine meridionale del Golden Throne. Verso nord, l’orizzonte era chiuso dalla grande giogaia che si estende dal K2 alla Torre Mustagh. Sotto di lui precipitavano nel Baltoro le cateratte ghiacciate del Bride Peak. Non si vedevano ovunque che ghiacci e nevi e rupi selvagge fino all’orizzonte, come se si fosse abbandonata per sempre la terra abitata.” FILIPPO DE FILIPPI
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“Altre persone arriveranno a calpestare la neve della sua cima, ma nessuno potrà provare le sensazioni di coloro che per la prima volta contemplarono quel meraviglioso panorama; e nessuno, spero, sarà condannato a vedere la sua gioia mutarsi in pianto e le risate divenire grida di dolore.” Edward Whymper
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“È veramente doloroso che una così grande impresa sia stata seguita da una così indegna controversia sui meriti personali nella sua effettuazione. Grandezza e meschinità sono in costante conflitto negli uomini; l’una risveglia l’altra. Questo antichissimo fatto è tristemente illustrato in questa storia, nella quale la verità, per motivi di rancore e di invidia, è stata alterata per più di cento anni.” JOHN HUNT
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“Raccontare questa storia è utile a sottolineare ancora una volta l’epicità di un fatto straordinario, incredibile e indimenticabile che non ha per niente spento l’interesse nei confronti di una delle cime più difficili dei quattordici ottomila, anzi. E infatti dovremmo anche chiederci: cosa è successo in questi anni sul K2? Che rapporto c’è fra gli alpinisti di oggi e una delle piramidi naturali più belle mai generate dallo scontro fra due placche? In definitiva, come sta il K2?”. SAVERIO MARIANI
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“Uno dei beni più preziosi che l’alpinismo regali all’uomo è la possibilità di scendere l’abisso fatale, dove piomba silenzioso il nero fiume degli anni, travolgente uomini e cose, di afferrare a piene mani lucenti fasci di ricordi, risalire alla luce del sole, e rivivere in un santo cantuccio dell’anima quei giorni lontani, divinamente splendenti di sconfitte feconde e di vittorie.”
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“Lento moriva il giorno nella quiete eccelsa dell’incontaminata solitudine della vetta che ci accoglieva vinta dopo i vani tentativi di molti altri alpinisti. Il respiro misterioso della bellezza della montagna ci penetrò col suo ritmo più intimo e profondo. Lo sentivo come un canto di addio.”
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