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“Non bisogna perdonare” è il monito che i due storici russi Mikhailov e Romanovski rivolgono al lettore dopo avergli rivelato i terribili crimini perpetrati in territorio russo dai tedeschi ai danni dei soldati italiani prima e dopo l’8 settembre 1943. Ma è soltanto dopo l’armistizio che i crimini si fanno eccidio e il massacro diventa sistematico. Internati nei campi di concentramento in Bielorussia, migliaia di soldati italiani, costretti a lavori pesanti e disumani, denutriti ed esposti a un clima rigidissimo, trovano la morte. All’avvicinarsi delle truppe sovietiche, poi, si assiste a una spietata eliminazione di massa. Basata su documenti tedeschi e sovietici, numerose interviste a civili e testimoni, nonché a ex partigiani russi, la ricostruzione storica di Mikhailov e Romanovski è una preziosissima inchiesta che fa luce su tutti gli italiani che risultano scomparsi da maggio a novembre del 1944 o, almeno, su una parte di essi.
W. Mikhailov, V. Romanovski, storici russi. Hanno concentrato le loro ricerche sui crimini nazisti compiuti durante il secondo conflitto mondiale e, grazie a Non bisogna perdonare, hanno contribuito a far chiarezza sul massacro dei soldati italiani in URSS e in Polonia dopo l’8 settembre.